CASTELLUCCIO  COSENTINO

 

Il testo, ricavato da  un dattiloscritto del mio prozio Don Costantino Cassaneti, riporta notizie sul Santuario della Vergine Incoronata di Castelluccio Cosentino. L'originale è da me conservato.

Attilio Piegari    

A seguire, quanto fu pubblicato in un volumetto del 1961 a cura del Prof. D. Giuseppe Martinelli, all'epoca custode del Santuario dell'Incoronata.

NOTIZIE

intorno al Santuario della Vergine Incoronata di

CASTELLUCCIO  COSENTINO

________________________________________________________

________________________________________________________

Nel bel mezzo dell'ampia vallata che si stende dalle falde settentrionali dell'Alburno al corso medio del Tanagro - dove in questo confluisce il fiume Bianco - sorge il Santuario della Vergine Incoronata, meta di devoto pellegrinaggio da tutti i paesi circonvicini, specie nel lunedì di Pasqua e il giorno 8 settembre.

Nella vicinanza della chiesa esiste ancora una pianta di lauro, che la pia tradizione popolare crede essere la stessa, su cui tanti secoli addietro apparve miracolosamente Maria Vergine incoronata dalla SS. Trinità.

Antica è l'origine di questo culto tradizionale alla Vergine Incoronata.

Nel sito dove sorge il bel Santuario, era una semplice cappella, la quale, secondo i dati più probabili, dovette essere costruita tra il finire del 1500 e i primi del 1600.

La sua antichità viene ancora attestata da una sepoltura, ritrovata sotto il pavimento nella recente ricostruzione di questo, eseguita nel novembre del 1938.  La sepoltura conteneva una considerevole quantità di ossa polverizzate: segno evidente che ivi era la primitiva cappella dove esercitavano il culto gli abitanti dei casolari esistenti a qualche chilometro distanti, come quello denominato degli Scalcenati, menzionato dal Summonte nella sua Storia del Reame di Napoli, oltre a quello denominato di Santa Lucia in contrada Tempa e altri.

La prima Statua della Incoronata, al pari di altre minori Statue, che la rappresentavano, era di fabbrica, simile a quella che si trova nel tempietto della Madonna dei Martiri, su Castelluccio Cosentino, edificata per devozione del pio Nicolao de Guglyor, comandante di quel presidio nei primi tempi della dominazione spagnola (1538).

In un libro dei legati si attesta che il pio Canonico Don Giuseppe Cassaneti celebrava messe in quel Santuario della Incoronata fin dalla seconda metà del Seicento.

Sac. Don Costantino Cassaneti

________________________________________________________

 

Il testo che segue è invece estratto da un volumetto (opuscolo) stampato nel 1961 a cura del Prof. D. Giuseppe Martinelli, all'epoca custode del Santuario dell'Incoronata, in memoria del Sacerdote Don Costantino Cassaneti - primo benefattore di detto Santuario   

 

NOTIZIE STORICHE e TRADIZIONALI del SANTUARIO della VERGINE SANTISSIMA INCORONATA di CASTELLUCCIO  COSENTINO

________________________________________________________

Nel bel mezzo dell'ampia vallata che si stende dalle falde settentrionali dell'Alburno al corso medio del Tanagro - dove in questo confluisce il fiume Bianco - sorge il Santuario della Vergine Incoronata, meta di devoto pellegrinaggio da tutti i paesi circonvicini, specie nel Lunedì in Albis, che è la festa maggiore, e il giorno 8 settembre.

La tradizione ricorda che la Madonna apparve seduta su di una pianta di lauro, che ancora vegeta a pochi metri dalla Chiesa, unica pianta di lauro nella contrada. L'apparizione ebbe luogo il Lunedì in Albis (festa dell'Angelo).  (ndr: vedi nota 4)

Avvenimento misterioso! La Domenica di Pasqua, il trionfo del Signore risorto; il Lunedì, l'Incoronazione della Madre Celeste, coronata dalla SS.ma Trinità.

Il popolo di Castelluccio va devotamente orgoglioso di questo dono del Cielo, avverandosi nel suo tenimento, su di un poggio ideale tra le due vallate degli Alburni e del Tanagro.

In che epoca avvenne l'apparizione? Non si sa.

Antico è l'origine di questo culto tradizionale alla Vergine Incoronata.

Nel sito dell'attuale , e probabilmente dove è la navata di destra di chi entra, era una semplice Chiesuola, larga metri tre e lunga metri dieci, la quale, secondo i dati più probabili, dovette essere costruita alla fine del primo millennio.

La sua antichità viene ancora attestata da una sepoltura, ritrovata sotto il pavimento nel novembre del 1938: segno che ivi era la primitiva Cappella dove esercitavano il culto gli abitanti dei casolari esistenti a qualche chilometro distanti.

Infatti, nei dintorni della Chiesa v'erano dei sobborghi e dalla "Storia del Reame di Napoli" dell'Abate Antonio Summonte si rileva che in quella località, cioè nelle contrade "Calcinara", "Santa Lucia" e "Tempa" vi era una Casale chiamato "Scalcinati", i quali seppellivano i morti nella antica Chiesuola della "Incoronata" e non nella Chiesa parrocchiale (ndr: San Giorgio) di Casale Cosentino, della quale esistono ancora le mura.

 Risulta ancora che l'antica Cappella dell'Incoronata veniva ufficiata dai Sacerdoti dei Casali di Cosentino, di Calcinara, di Santa Lucia e di Tempa, allorquando i detti Casali, coi loro tenimenti e uomini, furono donati da Roberto il Guiscardo al Vescovo Alfano di Salerno nel 1075 (vedi "Italia Sacra" dell'Abate Ughelli).

La prima statua dell'Incoronata, al pari di altre minori che la rappresentano, era di fabbrica, (1) simile a quella che si trova nel Tempietto della Madonna dei Martiri, su Castelluccio Cosentino, edificata per devozione del pio Nicolao de Guglyor, comandante di quel presidio nei primi tempi della dominazione spagnola (1538).  (1) vorrebbe dire di terracotta.

Anzi, in una riunione dei suoi Parroci, tenuta a Caggiano nel 1460 (2), il Vescovo di Satriano menziona un Rev. Pietro Cassaneti e il Rev.mo Don Antonello De laurentiis (ora Di Lorenzo), poi e dotto Sacerdote, che si trasferì sul picco degli Spagnuoli, chiamato "El Castelluzzo", presidio militare ove si fabbricò il palazzo e una Cappellina, detta di San Leonardo. (2) "regno delle Due Sicilie" di Filippo Cirelli: vol.3, pag. 27

  L'attuale Santuario rimonta al 1860, costruito a cura del Priore della Congrega del SS.mo Rosario di Castelluccio Cosentino, il Sig. Gerardo Chiumiento, sovvenzionato dal popolo del paesino, dalla Congrega e dalle offerte che i passanti mettevano nella cassetta della Cappellina presso la Strada Nazionale n. 19 che porta nelle Calabrie.

Pochi anni fa si estinse l’ultimo devoto Castelluccese, che lavorò durante la costruzione del Tempio, un certo Pasquale La Vecchia.

Nel Settembre 1928, il Rev. Costantino Cassaneti, rimpatriato dopo 29 anni negli Stati Uniti d’America, volle restaurare, anzi ricostruire la Chiesa, molto malandata nella sua struttura durante i settanta anni.

Dalla Ditta Vincenzo Capasso di Sicignano fece smantellare le tre navate e l’abside, ricostruendo tutto a nuovo, dopo aver rafforzato le fondazioni con gettito di calcestruzzo, essendo il Tempio stato costruito su di un poggio sabbioso.

Dalla Ditta Vincenzo Bucciarelli di Salerno, le finestre di ferro e i vetri colorati.

Dalla Ditta N. N. marmista di Salerno, l’altare ed il trono maestoso e gli altarini laterali.

Dalla Ditta Piscitelli Sabatino di Polla, il pavimento. C’è da ricordare a questo punto, che nel gettito del pavimento si ebbe una prova dell’antichità della Chiesa, come già si è detto avanti. Cioè, nel lavoro di scavamento il noto muratore Alfonso Pappiti, oriundo di Polla e domiciliato a Castelluccio, sprofondò circa due metri nel vuoto sottostante, su di un mucchio di polvere di esseri umani: era una sepoltura antica.

Lo stesso Reverendo Cassaneti fece costruire la nuova edicola (Cappellina) presso la Nazionale, dalla Ditta V. Capasso (3). (3) Attualmente in detta Cappellina è stata posta un'immagine della Madonna Incoronata in ceramica, della Ditta Pisapia di cava de' Tirreni, donata dalla famiglia del Sig. Alfredo Saletti, bresciano, ex-alunno del Custode Prof. D. Martinelli

L’altare maggiore, invece, e la campana più grande furono donati da Pasquale Trimarco e famiglia di New York nel 1930.

La decorazione, inoltre, del Santuario fu fatta dall’artista Volpe di Sala Consilina.

La sigla - sul trono - e le lettere di metallo dorato sull'arco dell'abside furono acquistate dalla Ditta Bosisio di Milano; le lettere dicono: «ET IN PERPETUUM CORONATA THIUMPHAT ».

Il portone fu fatto dalla Ditta R. Barone e C. - Falegnameria meccanica - di Eboli.

Il viale, la piazzetta dietro la Chiesa e la rotonda coi sedili davanti alla Chiesa, da una cooperativa di Eboli.

Il Santuario dell’Incoronata appartiene alla Congrega del SS.mo Rosario di Castelluccio Cosentino, la quale ha il dovere della custodia e della manutenzione.

L’ultimo sabato di aprile è il giorno del pellegrinaggio della Congrega al Santuario; mentre, l’8 settembre è il giorno di ringraziamento alla Madonna (4).

(4) Durante il pellegrinaggio dell’ultimo sabato di aprile scendono insieme con la Congrega anche i fedeli che sono a lutto, non potendo scendere il Lunedì in Albis, giorno della grande festa.

L’attuale statua della Vergine fu acquistata a Napoli dal Priore Gerardo Chiumiento nel 1865, con altre quattro statue di circa 60 centimetri: San Vito e San Giacomo per i laterali del vecchio Altare Maggiore, San Francesco di Paola e San Eleazaro nelle due nicchie laterali. Le suddette quattro statue si sono demolite, perché tarlate.

L’Arciprete Antonio Cassaneti nel 1865 pose il Santuario sotto la custodia di due laici: Fra Nicola e Fra Luigi, i quali si coltivavano il fondo della Madonna per loro sostentamento, migliorandolo con piante di ulivi, di viti e di frutti, dei quali restano una pianta di gelso nero e una pianta di pero.

Dal 1875, ne hanno tenuto la custodia famiglie di Castelluccio: Vincenzo Faiello, Francesco Angrisani, Vincenzo Novellino, Carmine Gigante.

Nel settembre 1941, il Rev. Costantino Cassaneti si preoccupò, non senza contrarietà ed opposizione, di porre il bel Tempio sotto la custodia di un religioso, in persona di Giuseppe Martinelli, bresciano. Costui con zelo ed abilità si è prodigato per la custodia del Santuario, sempre lindo ed ordinato; inoltre, a sue spese e di certi benefattori ha migliorato l’abitazione annessa, cambiando i tre vani dei sottani da stalle, senza porte e finestre, in stanze da ufficio, pranzo, dispensa e cucina. Mentre i vani del primo piano furono adibiti a dormitori, mettendoli a disposizione di venti orfanelli, ricoverati, assistiti ed educati dal Custode, coadiuvato da Insegnanti laici e, nel 1953 anche da un Sacerdote: il Prof. Michele Soldovieri di Pertosa.

*  *  *

Qui, su questo poggio, hanno pregato le generazioni di otto secoli!

Qui i vostri antenati, qui voi e i vostri figli, ai piedi del Trono dell'Incoronata, troveranno la vita e la salvezza.

"Qui me inveniet, inveniet vitam et hauriet salutem a Domino".

Colui che trova me, trova la vita e ottiene la salvezza da Dio

 

Sac. Don Costantino Cassaneti