CASTELLUCCIO  COSENTINO

 

Il testo, ricavato da  una pubblicazione del mio prozio Don Costantino Cassaneti, riporta cenni storici su Castelluccio Cosentino.  L'originale è da me conservato.

Attilio Piegari

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Cenni storici di Castelluccio Cosentino (Salerno)

 

Raccolti dal Sacerdote Don Costantino Cassaneti

 

Est lucos silari circa, ilicibusque virentem plurimus Alburnum ...

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Virgilio, Georgiche, Libro III, versi 146-147

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I.

   Il versante settentrionale degli Alburni è fiancheggiato da  fertili altipiani,  da  soleggiate  colline,  rivestite  di oliveti e di vigneti.

   La popolazione, agricola in massima parte, vive in tranquille cittadine, come Postiglione, Sicignano, Petina, o in pittoresche borgate, quali Scorzo, Zuppino, Terranova, Galdo.

   L'intera vallata, che si stende per circa venticinque chilometri, è attraversata in tutta la sua lunghezza dalla Strada Nazionale, e in parte dalla ferrovia Sicignano-Lagonegro.

   La vallata del Tanagro offre un panorama non meno ridente, ma più vasto e prolungato, che risulta formato da un territorio ascendente, ben coltivato, dove migliaia di coloni industriosi ricevono il premio delle assidue fatiche col sorriso della mensa e l'allegria del bicchiere.

   A questa ubertosa convalle fanno corona le cittadine di Contursi, Palomonte, Buccino, Auletta, Caggiano.

   Nel bel mezzo di questa conca ovale, attraversata dal Tanagro, da due ferrovie, da Strade Nazionali, sorge una serie di poggi e di balze, che si protendono risalendo ondulatamente per cinque chilometri, culminando in un picco isolato, esposto al sole non meno che al vento.

   Su questa vetta, che rassomiglia un nido di falchi e da cui si gode il panorama di tutti  i quattro punti  cardinali,  gli  Spagnuoli di Castiglia quattro secoli or sono costruirono una bicocca e impiantarono un presidio militare, che chiamarono « El Castelluzzo », ossia « Piccolo Castello militare »; di qui ebbe origine Castelluccio Cosentino.

 

II.

   Giù nella valle, su di un poggio, poco discosto dalla odierna Strada Nazionale,  sorgeva CASAL  de'  COSENTINI,  la  cui origine  rimonta  molto  innanzi  al  mille.  Era  un  feudo  dei Normanni. Questi vennero a Salerno verso il 1005 in numero di quaranta cavalieri, sconfissero i Saraceni che avevano infestato la città e dintorni.

    Nel libro « ITALIA SACRA » dell'Abate Ughelli è riportato che il Duca Roberto il Guiscardo, nel settembre del 1079, confermò all'Arcivescovo Alfano di Salerno, come proprietà, i Casali Olibano (Olevano), Liciniano (presso San Severino), la Chiesa di S. Angelo di Monte Aureo  (Eboli),  il CASAL dei COSENTINI e la Chiesa di S. Giorgio, vicino a detto Casale, oltre ai Casali Salsanico, San Vittorio e degli Scalcinati, coi loro uomini e tenimenti.

    Quando poi gli Spagnuoli s'impossessarono del Reame di Napoli e si costruirono « El Castelluzzo » sopra la vetta, gli abitanti di Casal de' Cosentini un po' alla volta abbandonarono le loro abitazioni nella valle e passarono a dimorare sul  Castelluzzo.

    Nell'Archivio salernitano trovasi che l'ultimo console (sindaco) di Casal de' Cosentini era un Di Lorenzo ed il Parroco un Cassaneti, il quale viene menzionato nel 1470, quando tutti i parroci di questa località degli Alburni e del Tanagro furono chiamati dal Vescovo di Satriano a tenere una riunione a Caggiano.

 

III.

   Il  primo  Comandante  Spagnuolo  del  presidio  di  « Castelluzzo » fu Nicola De Guglyor, mentre a Napoli era Viceré Don Pietro de Toledo. Il presidio militare era di ottanta soldati, i quali edificarono un recinto a guisa di torre, la cui forma circolare è tuttora esistente, e l'attuale Cappella « Regina dei Martiri », dove si ammira un affresco, ben conservato, e una statua, tutte opere del 500.  Inoltre fu costruita la Chiesa della Santa Annunziata, per il popolo; essa fu ingrandita e doveva essere la metà di quanto è attualmente.

Anche la Cappellina « Regina dei Martiri » in seguito fu allargata. In questa Cappellina si conserva una lapide con la seguente  iscrizione in latino, che traduciamo in volgare: « Nicola De Guglyor costruì questo Sacello e sepoltura per sé e per i suoi successori.  A. D. 1538 ».

   La venerazione di San Vincenzo pure si collega con la venuta del presidio spagnuolo e dell'erezione della Chiesa anzidetta della SS.ma Annunziata. Ricordo bene che mio padre e mio zio mi dicevano che la Statua di San Vincenzo era opera dell'artista Colombo.

   Orbene, ho trovato negli storiografi (Guido Battelli) che nel 1538, in altri 1550, il giovine pittore spagnuolo Francisco D'Halland andò a Roma ed ebbe la fortuna di incontrare l'artista Colombo e conoscere la famiglia Colonna.  Gli Spagnuoli del presidio di Castelluzzo, devoti del loro connazionale, San Vincenzo Ferreri, si avvalsero di quell'occasione per arricchire la nuova Chiesa del Castelluzzo di un'opera artistica. In quel periodo c'era a Roma anche il grande genio italiano, Michelangelo, e si dice che ci potrebbe anche essere la sua mano nella fattura della Statua di San Vincenzo.

   E' probabile che anche l'antico Galdo, che ebbe la sua origine all'epoca dei Casali nella Valle degli Alburni, abbia acquistato per la sua Chiesa la bella immagine di San Pasquale nella stessa occasione.

 

IV.

   Quasi tutte le famiglie che si trasferirono da Casal de' Cosentini si sono estinte; le uniche attualmente rimaste sono la famiglia Cassaneti e la famiglia di Lorenzo. L'ultima famiglia estinta è stata quella di Cuozzo in persona di Caterina Cuozzo.

   I Cassaneti si costruirono le case nel posto attuale; una di queste case, forse la più antica, porta scritto sul frontale la data 1549.

   I De Laurentiis (ossia Di Lorenzo) si costruirono la casa dove abita Felice de Leo. In quel palazzo visse Don Antonello De Laurentiis, il quale si costruì anche la Cappellina di  San Leonardo, dove celebrava, e la propria sepoltura, a destra dell'altare Maggiore (1).

   (1) Il  Dott.  Carlo  Di Lorenzo  che  venne  incontro  al  popolo  con  un Sanatorio a Villa Maria di Mercato San Severino, lasciando ai figli: Dott. Mario, Prof. Renato e Avv. Vincenzo l'eredità  di  continuare sì nobile opera.

 

   Durante il 1600 già oltre la metà del popolo di Casal de' Cosentini era sul picco degli Spagnuoli. Difatti è stata trovata una numerazione (che significa censimento) del 1670, dove si dice: Castelluzzo 15 fuochi, Cosentino 10 fuochi. (I fuochi numerati indicano le famiglie oppure le case abitate).

   La famiglia De Leo proviene da Buccino. Nel 1700 un certo Vincenzo De Leo sposò la vedova Rosanna Cassaneti, che gestiva la taverna dell'Arma, nelle vicinanze della fontana della « Regina ». Le vicende favorevoli di quei tempi li indussero a stabilirsi a Castelluccio Cosentino.  Vanto e gloria di questa nobile  famiglia è il Generale dei C.C. Andrea De Leo distintosi nelle passate guerre 1915-18 e 1839-48.

 

V.

   Durante i due secoli della dominazione spagnuola, ossia dal 1503 al 1710, Castelluccio Cosentino fu chiamato semplicemente « Castelluzzo ». Infatti era un punto strategico: il presidio militare vigilava le incursioni dei Francesi e degli Aragonesi, che dalle Calabrie e dalla Lucania si avanzavano per la vallata del Tanagro e degli Alburni.

    Nel 1800 fu chiamato Castelluccio de' Cosentini, era Comune a sé, poi fu aggregato a Galdo fino al 1929.

    Nel 1900 fu chiamato  definitivamente  CASTELLUCCIO  COSENTINO.

    Dal 1929 inoltre diventò borgata di Sicignano degli Alburni.

    La sua posizione topografica potrebbe dirsi una delle migliori, perché in tutte le direzioni si ammirano tanti paesi: Sicignano degli Alburni, Contursi, Palomonte, Buccino, Salvitelle, Auletta, Pertosa e Caggiano, con tutte le loro colline coperte di oliveti e i fiumi che scorrono a valle e le ferrovie e le Strade Nazionali di non poca importanza.

    Peccato, però, che ai turisti il Castelluzzo degli Spagnuoli, oggi Castelluccio. Cosentino, è perfettamente sconosciuto.

Sac. Costantino Cassaneti

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